lunedì, agosto 28, 2006

Riflessioni varie



Recentemente, incontro diversi italiani che sono venuti qui a trascorrere le vacanze. Li riconosco al volo io gli italiani. Il Dodo di Pomellato al collo, spesso il Rolex al polso, la Lacoste, i jeans colorati o gli shorts di moda. L'italiano in vacanza è la persona più ingenua del mondo. Primo perché viene qui ad agosto (stagione degli uragani e delle pioggie), secondo perché è incantato da questa isola. L'altro giorno ho incontrato una coppia di italiani al Citymarket, il supermercato vicino a dove vivo: "Siete italiani?" gli ho chiesto. "Sì" risponde lui. "Sì" conferma lei un po' infastidita (ti da quasi fastidio incontrare dei connazionali quando ti spingi lontano, dove dovrebbe esserci il Paradiso per pochi fortunati). Dopo qualche sguardo di reciproca valutazione, lui (considerando le mie giacca e cravatta) domanda: "Tu vivi qua?". "Sì!" rispondo. "Che fortuna!" commenta lui. Gli avrei spaccato il bastone della scopa che avevo appena comprato sulla testa. "Senti ma qui c'è possibilità di aprire un ristorante? Io e M.......a stavamo pensando di fermarci qui. Lei è bravissima a cucinare.Sono cari gli affitti?". Da due giorni a Nassau, impiegati di banca. Forse le Bahamas sono un luogo della mente, come Cuba, Rio, Los Angeles. Io a tutti gli italiani che incontro parlo delle formiche che ho in casa. Le descrivo in modo kafkiano. Tutti incominciano a grattarsi dopo il secondo minuto. Dal blog ricevo decine e decine di mail da persone che non conosco e che mi invidiano. Perché io vivo alle Bahamas. Non che non siano belle queste isole (ieri il mare era indescrivibilmente bello e pieno di pesci, i gabbiani solcavano il cielo per poi posarsi sulla spiaggia, il cielo era azzurro come... non so neppure descriverlo, il sorriso dei bambini splendeva come tanti diamanti), ma non puoi essere preda di questi miti. Il grande viaggio è quello che fai dentro di te. Aggiungo una constatazione: agli italiani che viaggiano, non gliene frega assolutamente niente di conoscere altri italiani. Pochissimi ti chiedono informazioni (poi tanto io gli parlo di formiche e diamanti). Ma gli italo americani... Appena sanno che sei italiano, vedono solo te. Esisti solo te. Alcuni ti abbracciano. Parlerebbero con te per ore. Nel negozio dove lavoro ne arrivano tanti. Molti vivono a New York, a Miami, Tampa, Orlando, Philadelphia, Chicago, Boston. Sono quasi tutti abbastanza ricchi. Conservano i loro sogni, quei sogni che loro o i loro genitori si erano portati da Napoli, Bari, Reggio Calabria, Messina, Gela, Palermo. Appena sanno che sono italiano sorridono. Comprerebbero qualsiasi cosa. Ora sono più cauto, dopo il fatto che vi ho raccontato. Molto più cauto. Se mi chiedono "Sei sicuro che mi stai trattando bene?" io rispondo: "Se senti che c'è qualcosa che non va, non comprare! Se senti di non fidarti, non comprare!". Ma loro comprano ancora di più. Piene di italo americani, le navi da crociera. Ce l'hanno nel corredo genetico, le navi, gli italiani. Andarono in America in nave, tanti anni fa, con le valigie di cartone. Ora girano le Americhe in nave, perché i sogni non finiscono mai. Ne incontro di tutti i tipi. Alcuni danno l'idea di aver di gran lunga superato i propri destini, pescando il talento chissà dove. Altri sono forti come rocce. Italiani. Grande gente.

Per il mio compleanno, le commesse del mio negozio hanno pensato di farmi un regalo: una cassa di birra Kalik con un fiocco color lavanda e un dolcissimo biglietto di auguri. Non credevo, non me l'aspettavo. Quando a fine giornata abbiamo chiuso le porte del negozio, Tiffany, la più tosta di tutte, quella con cui mi scontro quotidianamente, ha pronunciato il mio nome e il mio cognome. Erano tutte lì, schierate. E hanno tirato fuori la cassa di Kalik. Mi hanno commosso. Anche perché tirare fuori un dollaro da questi qui è dura. Cercano sempre loro di farlo cacciar fuori a te. Nei modi più stupidi. Ti scroccano (scroccherebbero, perché da me non avranno mai nulla) di tutto. Se cedi una volta sei fottuto. Come con le formiche.

Domani è previsto il passaggio di un uragano qui su New Providence. Non ne ho mai visto uno prima d'ora. La potenza della natura mi sconcerta. L'uragano gravitava su Andros oggi, ma la sua coda (speriamo solo quella) è prevista qui per domani. Quindi c'è la possibilità che manchino luce, acqua e corrente per qualche giorno. Se non avrete mie notizie state tranquilli. Forse andrò in albergo, lì ci sono i generatori di corrente. Vedremo.

Oggi ho rivisto Elena dopo tanti giorni. Al telefono ho anche sentito Luigi, suo marito. Saluto tutti e due, e anche Cynthia, l'amica londinese di Elena che ho conosciuto oggi.

Un abbraccio a Luca che è tornato in Australia e che mi segue sempre, a Davide, nella Republica Dominicana, che mi segue sempre, a Carlo, da Cerveteri, a Elisabetta da Budapest.

E un abbraccio a tutti, ma proprio tutti voi.

7 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Caro Raul, è sempre un piacere quando sul mio lettore di feed appare un tuo nuovo freschissimo articolo.
Quello che racconti oggi mi fa sorridere. Rifletto ed ho sempre riflettuto molto sugli italiani all'estero. A prescindere da dove, dal contesto, dal ceto sociale. Mi piace "osservarci" fuori dall'Italia. Riconosco gli italiani anche io dalle stesse cose dalle quali li "sgami" tu. Aggiungerei che i più giovani spesso portano uno zainetto Invicta. Altro marchio.
Io di solito evito di avvicinarli. Mi riferisco ai turisti. Vanno scelti e vanno "sentiti". Gli italiani all'estero devo sentirli come me. Altrimenti li evito. Al contrario mi piace intrattenermi con gli italo-australiani o italo-americani che siano. Sono molto legati al nostro paese...spesso più di noi che ci viviamo. In più hanno avuto le palle di fare una grande scelta. A suo tempo.
Tanti in Italia si lamentano ed invidiano chi è all'estero...ma non hanno il coraggio di cambiare nulla...neanche di rinunciare alla lasagna che gli prepara la mamma la domenica.
Buona notte Raul...io vado a pranzo! Luca

10:36 PM  
Anonymous Anonimo said...

Sono ancora io. Hai sentito parlare del BlogDay 2006? E' una cosa simpatica, il 31 agosto.

Dai un'occhiata al sito www.blogday.org (se non sbaglio). Ho scritto anche io un post nel quale ne parlo. Ciao di nuovo. Luca

10:38 PM  
Anonymous Anonimo said...

tranquillo uomo Ernesto è gia passato di qui o almeno la sua scia: non fa così paura almeno se non ti tocca direttamente.
io sono troppo contento di non venir identificato alla prima occhiata come italiano, spesso mi chiedono se sono spagnolo qualche volta portoghese oggi una mia concittadina che ho conosciuto mi ha detto che la prima volta che mi ha visto pensava fossi slavo: forse devo prestare un pò di più attenzione al look?
un abbraccio
ciao

6:37 PM  
Anonymous Anonimo said...

necessita di verificare:)

9:24 PM  
Anonymous Anonimo said...

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2:01 AM  
Anonymous Anonimo said...

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4:06 AM  
Anonymous Anonimo said...

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1:43 AM  

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