lunedì, luglio 31, 2006

A day off!


Un giorno libero. Mi sono svegliato alle 8 con lo squillo di una telefonata di Paolo Parroni, che poi è mio suocero. Avrei voluto dormire un po' di più, ma fa sempre piacere quando qualcuno ti cerca. Ho lavorato per ore ad un programma di formazione sui diamanti che devo presentare a breve. Sono andato in spiaggia, forse un paio d'ore. Mi sono tuffato diverse volte in un mare stupendo e caldo, accanto a me nuotavano tanti pesci e qualche bambino di colore. Sulla sdraio, continuavo a lavorare. Accanto a me una famiglia svedese appena trasferitasi a Nassau: li osservavo, una bella famiglia unita. Felici del loro trasferimento.
Poi sono uscito a fare la spesa e sono rientrato. Ora lavoro un po' sul mio blog. Sempre più persone lo visitano, da tutto il mondo. Mi piace fare cose che piacciono. Era così per le canzoni, per i miei racconti, per un romanzo a cui lavoro da anni. Ora è così per il blog. E questo blog ha successo, e io ne sono davvero felice. Non ho cercato nessuno, oggi. Voglio stare solo. Ieri sera sono uscito come annunciato con Luca e Laura. Siamo andati al Dicky Mo's, un localino simpatico dove abbiamo bevuto birra e mangiato un conch burger assurdo. Questi bahamensi con la conch (un frutto di mare che è un po' la cosa più importante che ci sia qui) ci fanno davvero di tutto. Il bello è che avevamo chiesto un cheeseburger!!!! Abbiamo parlato a lungo, poi io sono stato vinto dalla stanchezza e dall'alcool e ce ne siamo andati a casa. Loro due questa mattina presto sono partiti per New York, poi andranno in Italia, beati loro. Lo so che a voi sembra assurdo che qualcuno si riferisca con "invidia" a due amici che tornano in Italia. Sono alle Bahamas, dovrei essere felice. Bah, traete le vostre considerazioni. Io penso solo a lavorare, qui. Se dovessi dire che mi diverto, direi una colossale menzogna. Non è certo la prima volta che vivo all'estero per un lungo periodo, ma questa volta è diverso. Tranquilli, non mi metterò a parlare di quanto possa mancarmi mia figlia. Lo sapete già. Sapete già che peso grava sulla mia anima.
L'altra sera, come quasi ogni sera, ci siamo riuniti nel parco del complesso dove vivo, di fronte alla piscina. C'è gente, è proprio il caso di dirlo, che viene da tutto il mondo: c'è Roger, scozzese, Paul, di Manchester, Olaf, Olandese, un altro Paul che ha una storia intricata, è vissuto un po' tutto il mondo prima di finire qui (è l'ingegnere che si occupa di regolare il traffico degli autobus di Nassau), c'è Greg, americano di Los Angeles, Carlton, bahamense di carnagione chiara, Maggie, cinese, qualche giapponese, alcuni belgi, svedesi, tailandesi, francesi, svizzeri, un paio di filippine (una, Mercury, è la mia governante, una professionista come se ne trovano poche al mondo)... Un ambiente davvero internazionale, e molto davero molto bello. Poi tutti insieme, ogni sera, birra, chitarra, canzoni, risate. Tutti hanno un'aria un po' triste, comunque, non credo sia un mio filtro mentale. Le Bahamas ti alienano. Sei tagliato un po' fuori dal mondo. Ora li raggiungerò e canterò con loro per cercare di scacciare questa malinconia.
Prima ho telefonato a mia moglie. Questa mattina alla mia piccola dolce bambina, a cui ho dimenticato di dire che la lumachina sul terrazzo non era morta, sta benone e si sposta di qualche centimetro ogni giorno. Già perché qui è pieno di lumache, di lucertole, gechi, colibrì, farfalle, uccelli che non saprei definire, formichine.
Non so che considerazioni abbiate tratto voi dal mio blog circa la mia famiglia. Lo ripeto, questo blog è un cuore nudo. Per favore portategli rispetto e portatene anche alla mia famiglia.
Credo la maggior parte di voi si trovi o stia per recarsi in vacanza. Sarete alle prese con i bagagli, la macchina. Avrete il cuore un po' più leggero. Ecco... Io il cuore leggero forse non ce l'ho. Non perché non abbia la coscienza immacolata (più che pulita, non faccio altro che lavorare e non penso ad altro che alla mia famiglia), ma perché c'è qualcosa che pesa come un macigno. Parole dette che bruciano. Parole non dette che bruciano ancora di più. E ho tanta paura.
Un abbraccio a mia madre, che non ho mai salutato da questo blog, e che piange ogni volta che la sento. Ciao mamma. Ho due grandi rimpianti, non averti mai parlato abbastanza, non averti mai ascoltato abbastanza. Tu sei la migliore delle madri, come mio padre è stato il migliore dei padri. Forse tu sei l'unica persona che mi conosce davvero. Ogni volta che pensi a me, fallo con gioia, come faccio io quando penso a te. Ricordo di quando, tanto tempo fa, tu e papà eravate il centro della mia vita. Ho nostalgia di quelle camminate che mi portavi a fare in campagna, mentre tu coglievi fiori, io parlavo, qualche volta coglievo (ti ricordi?) anch'io i fiori per te. Ricordo il tuo sorriso quando mi venivi a prendere a casa di qualche amico. Rimpiango quel sorriso. Ricordo le sere d'estate che mi aspettavi in finestra, fin quando io e mio fratello (disgraziati) non tornavamo. Rimpiango la serenità e la spensieratezza di quelle sere. Era tutto così perfetto. Ciao mamma, ti voglio bene e mi manchi. E sei davvero una grande mamma. Non piangere, perché va tutto bene. Grazie dei tuoi consigli preziosi. E grazie di aver fatto tutto quello che hai fatto per me. Senza chiedere mai niente in cambio.
Vabbeh, amici miei, ora avete assistito anche a questo. Vedete, questo blog è davvero un grande cuore messo completamente a nudo. Noi tutti siamo ancora più vicini. Ciao.

sabato, luglio 29, 2006

Oggi


Qui è ancora sabato ma in Italia, la mia dolce Italia, è già domenica. Sono appena rientrato dal lavoro. Ho avuto una discreta giornata; discrete vendite. Mercoledì ho avuto la migliore giornata da quando mi trovo qui. Ho venduto di tutto, ma soprattutto due diamanti piuttosto importanti. Un diamante da 3.26 carati taglio smeraldo ad una coppia statunitense che non avevo mai visto prima ed un diamante da 3.06 carati taglio smeraldo ad una coppia danese che era già entrata nel negozio quattro giorni prima, poi ha fatto il giro di tutti i gioiellieri di Nassau e infine ha comprato il diamante da me. Una grande soddisfazione, credetemi. In tutti e due i casi. La prima coppia perché non ha girato altre gioiellerie e si è fidata di me. La seconda perché ha girato altre gioiellerie ed è tornata da me. Ho creato la "diamond experience": vendere un diamante non è solo trasferire un oggetto meraviglioso da una cassaforte al dito di una donna, è piuttosto creare un momento magico, concretizzare un sogno, donare gioia. In tutti e due i casi si trattava di persone facoltose, anche perché qui si paga prima: davvero, prima paghi e poi ritiri (mi riferisco all'incastonatura, paghi prima di ritirare il diamante incastonato sulla montatura che hai scelto), nessuna eccezione. Qualcuno paga in contanti: ho avuto un cliente che ha estratto 35000 dollari in contanti da uno zainetto per pagare un diamante, tempo fa. Davvero, questo qui, per i diamanti, è un mercato incredibile. Ne vendi anche quattro o cinque al giorno, di quelli sopra il carato. Io sono davvero un grande in questo. Ho uno stile mio. Il bello è che ho sedotto le mie commesse, e tutte cercano di imitare quello che faccio. Anche questo per me è motivo di grande orgoglio: perché funziona. Ieri Michelle ha venduto tre tanzaniti allo stesso cliente. Sono quattro giorni che Angellica vende come una tigre, e aggredisce i clienti come faccio io, come io le ho insegnato. E Marissa, che è la più introversa di tutte, la più timida, sta sviluppando anche lei un buon fatturato. Credetemi, questa è una grande soddisfazione, perché io le sto formando, io ogni giorno trasmetto a queste ragazze la mia concezione della vendita di gioielleria, e funziona. Sono felici, forse non credevano neppure loro di riuscirci. Ancora Angellica, che mi da grandi soddisfazioni: l'altro giorno ero con una cliente, avevo capito che avrebbe comprato, ho teso la mano, aperta, e ho detto: "la terrò così fin quando lei non la stringerà e dirà: lo compro!". Beh, Angellica ora lo fa spesso, e ripete la stessa frase. Lo so, è solo una piccola cosa, ma sono riuscito a lasciare una traccia dentro di loro, ho aggiunto qualcosa alle loro vite, e, soprattutto, gli sto dando la possibilità di guadagnare molto denaro, trasferendo su di loro tutto o quasi tutto quello che so. Il concetto è semplice: non lasciare che un cliente esca senza aver comprato qualcosa. Ah... Devo raccontarvi un aneddoto: una settimana fa circa, è entrato nel negozio un cliente con la moglie e due figlie, che ha comprato un anello. Il cliente in questione è di origini siciliane, abita a New York e ha una gran brutta faccia. Quando ha pagato mi ha detto: "listen Raul, io pago ma se c'è qualcosa che non va io torno qui e ti vengo a cercare". L'ha detto con un brutto sorriso, e poi si è fatto fare una foto dalla figlia insieme a me. Io ho capito solo dopo. Credo tutti voi pensiate a quello che ho pensato anch'io quando me ne sono reso conto. Quindi, dovesse succedermi qualcosa, sapete che sono in fondo al mare con le scarpe di cemento. Ne ho parlato con Toni, ha detto che sono un bambino. Ne ho parlato con mia moglie, anche lei dubita dell'effettivo pericolo. Mio fratello (a proposito auguri fratellone) dice che mi stupreranno e che mi piacerà. Vabbeh, forse amplifico un po' gli eventi, ma vi assicuro che quel tizio metteva paura. Poi quella foto... Perché ha voluto una foto con me? Io, sia ben chiaro, ho la coscienza pulita, ma questo non esclude che qualcuno gli dica che ha pagato un prezzo troppo alto o, ancor peggio, che c'è qualcosa che non va. Non si sa mai. Vabbeh, era parecchio che non parlavo un po', mi lascio prendere la mano.
Voglio augurare buon viaggio a Luca e Laura, che lunedì, beati loro, tornano in Italia per cinque settimane perché il loro ristorante, il Café Matisse, chiude per ferie. Li saluto con un tenero abbraccio perché mi stanno proprio simpatici. Mi mancheranno. Festeggeremo insieme, domani, la loro partenza.
Torno a parlare del mio (senso del possesso) negozio, e delle mie commesse. La mia prima preoccupazione quotidiana è che loro assimilino i concetti che io trasmetto loro ogni mattina durante il training e che, soprattutto, loro portino a casa ogni giorno, OGNI GIORNO, almeno un centinaio di dollari ciascuna in provvigioni. Quindi: prima loro, poi io. Sono sincero. Ovviamente io ho la possibilità di guadagnare molto di più, e a volte, guadagno molto di più. Ci sono anche i giorni in cui pochi clienti varcano la soglia, ma ora siamo nella stagione più morta, quindi è normale. Comunque con loro gioco (o quanto meno sembro giocare) a carte scoperte: dico sembro giocare perché non mi posso fidare, un paio di loro sono delle vipere, odiano i bianchi (loro sono i veri razzisti a volte). Vi faccio un esempio: c'è una certa ?????, piuttosto brutta e maleodorante, con cui ho almeno quattro volte diviso le mie provvigioni di altrettante vendite solo perché mi aveva aiutato nella compilazione del materiale cartaceo; avrei potuto e forse dovuto non farlo, primo perchè sono lo Store Manager, e se ti chiedo di aiutarmi tu devi farlo, secondo perché sono qui anch'io per guadagnare denaro. La prima occasione che ha avuto lei di dividere una vendita con me, quando io ho chiuso una vendita da 7000 dollari con cui lei era in difficoltà, lei si è guardata bene dal farlo: io l'ho chiamata da una parte e le ho detto: "spiegami perché io divido le mie vendite con te pur avendo il diritto di non farlo e tu alla prima occasione, quando io chiudo una vendita tu neppure mi chiedi se voglio il mio nome sulla ricevuta: tu confondi la gentilezza con la stupidità, e questo non mi piace!". naturalmente ha cercato di biascicare scuse futili del tipo "non lo sapevo" o ancor peggio "non ci ho pensato". Ma ora è sotto rigido controllo. Alla prima cazzata, azione disciplinare. Perché se non ti fai vedere risoluto, prendono il sopravvento. Credetemi. Non avete mai lavorato con i bahamensi e vi auguro di non doverlo fare mai. Comunque, se puoi lavorare con loro, puoi lavorare con chiunque.
Ora vi lascio, augurando a tutti voi buone vacanze. Portatemi con voi. Accendete un computer e cercatemi, io ci sono. Ciao.

domenica, luglio 23, 2006

Edizione speciale di RadioRaul


Edizione speciale di RadioRaul, l'unica radio che trasmette in lingua italiana direttamente da Nassau, Bahamas. Un ospite d'eccezione vi racconterà il suo punto di vista su quest'isola.

La follia di Almayer


“Nina si alzò in piedi e lo guardò. La violenza stessa di quel grido la rassicurava nella convinzione intuitiva dell'amore del padre, e la ragazza si strinse al cuore i poveri resti di quel sentimento con l'avidità priva di scrupoli delle donne che si attaccano disperatamente ai brandelli dell'amore, di qualsiasi tipo d'amore, come a una cosa che di diritto appartiene loro ed è l'anima stessa della loro vita. Posò le mani sulle spalle di Almayer e, guardandolo fra il tenero e lo scherzoso, gli disse:
«Dici così perché mi vuoi bene».
Almayer scosse la testa.
«Sì, mi vuoi bene», insistette piano Nina; poi, dopo una breve pausa, aggiunse, «e non mi dimenticherai mai».
Almayer rabbrividì leggermente. Lei non avrebbe potuto dirgli una cosa più crudele.
«Ecco, c'è la barca che sta arrivando», disse Dain, il braccio teso verso una macchiolina nera sull'acqua fra la costa e l'isolotto. (...) Almayer non si mosse. Intorno all'isolotto l'aria era piena del chiacchiericcio dell'acqua gorgogliante. Le ondine increspate correvano sulla spiaggia audaci e allegre, con la leggerezza della gioventù, e morivano subito, docili e gentili, nelle ampie curve di schiuma trasparente sulla sabbia gialla. Sopra, le nuvole bianche correvano rapide verso sud, quasi volessero raggiungere qualcosa. Alì sembrava in ansia.
«Padrone», disse timidamente, «è ora di tornare a casa. Sarà lunga con la canoa. È tutto pronto, signore».
«Aspetta», bisbigliò Almayer.
Ora che era andata via, il suo compito era di dimenticare, e aveva la strana sensazione che questo si dovesse fare sistematicamente e con ordine. Con gran disappunto di Alì, si inginocchiò, e, strisciando sulla sabbia, cancellò accuratamente ogni traccia dei passi di Nina. Raccolse piccoli mucchi di sabbia, lasciandosi dietro una fila di tombe in
miniatura che scendevano fino all'acqua. Dopo aver sepolto l'ultima lieve impronta dei piedi di Nina si alzò, e girandosi verso il promontorio dove per l'ultima volta aveva visto il praho, fece uno sforzo per gridare di nuovo forte la sua ferma risoluzione di non perdonare mai.”
“La follia di Almayer” è il titolo di un libro di Joseph Conrad, un libro che ho letto tanto tempo fa. Mi è tornato in mente questa mattina, mentre guardavo mia figlia che si allontanava, seduta sul sedile posteriore di un'automobile. Si è voltata per guardarmi, la mia bambina, e non ha tolto lo sguardo fin quando la macchina non è uscita dal cancello. Conosco quello sguardo: significa “ma a te dispiace, papà?”, perché la mia Camilla si preoccupa sempre se quello che fa possa o non possa dispiacere.
Camilla è partita oggi. Il vuoto che ha lasciato è difficilmente rappresentabile. Il suo sorriso e il suo profumo avevano riempito ogni fessura di questa casa, saturato l'aria che respiro, il mare; Camilla era ogni cosa su cui posavo il mio sguardo, ogni mio pensiero. Camilla qui era il tempo e la pienezza della vita.
Nassau ha reagito alla sua partenza con un violento temporale, il più forte da quando sono qui.
Manco a questo blog più o meno dalla data del suo arrivo. Il tempo è volato, in sua compagnia. Purtroppo, il lavoro mi ha impedito di dedicarle tutte le attenzioni che avrei voluto e mia moglie (o meglio quello che resta di lei, perché la persona che è venuta qui non era la donna che ho sposato sette anni fa) ha complicato una situazione già di per sé abbastanza difficile; ma di lei parlerò un'altra volta.
Ora, come Almayer, andrò in spiaggia a ricoprire di sabbia le impronte della mia Camilla.

domenica, luglio 09, 2006

Campioni del Mondo!!!



Voglio solo dire... Grazie Ragazzi! Grazie di tutto cuore...

Vola solo chi osa farlo.

Camilla è qui a Nassau, sapete... Scusate se non sarò molto presente. Ciao

lunedì, luglio 03, 2006

E Luca è lì, fra gli eucalipti ed il mare...



Voglio presentarvi un amico. L'ho conosciuto qui, a Nassau. Ma lui è da un'altra parte del mondo. In Australia. Con la sua ragazza, un'irlandese che ha un nome ed un sorriso dolcissimi, Nollaig. Ci sentiamo spesso, a volte in Skypechat, altre volte direttamente con una chiamata vocale attraverso Skype. Abbiamo anche seguito insieme la partita Italia vs. Australia, grazie a Skypecasts. Io l'ho conosciuto per caso, ma la sua energia è sorprendentemente simile alla mia. Energie raminghe. Viaggiatori che troppo indugiano, come piume vagabondi. Vorrei che al mondo ci fossero più persone come Luca. Se volete incontrarlo anche voi, cliccate qui.

In bocca al lupo ragazzi!!




Ragazzi, vogliamo ogni goccia della vostra energia, tutte le vostre capacità, la vostra creatività, il vostro grande cuore italiano per battere la Germania e andare a Berlino. Mostrate a tutti quanto vale un italiano. Mostrate a tutti che l'Italia ha un grande cuore, pieno di vita, di energia. Viva l'Italia!
Da parte mia, domani metterò in vetrina il tricolore, e seguirò la partita al Caffè Europa, sorseggiando un pessimo cappuccino.